Danza con Tazza di Latte [primo studio]

di e con Claudia Rossi Valli - Marco Rogante/GDiT

durata: 20 min

 

Sviluppato nell'ambito del "Progetto Speciale Performance 2012-Ripensando Cage"


Nel 1958 John Cage si presentò a “Lascia o raddoppia”, famoso quiz di Mike Buongiorno.

Vinse come esperto di funghi, si esibì come musicista “strambissimo”, venne congedato con un “era meglio se rimaneva Lei e se ne andava la sua musica”. Lʼarte dʼavanguardia incontrava lʼintrattenimento di massa.

 

La scena è uno spazio intimo, chiuso.  Una danza per due figure con tazza di latte: il latte che nelle metafore di Cage rappresenta lʼarte e che in molti riti si usa offrire in dono agli Dei.

Dal di fuori “Loro” premono. Hanno fame, pretendono di essere nutriti. Sono le masse che affollano gli stadi, i milioni di telespettatori dei reality, dei talk show della non-politica e delle domeniche in famiglia.

Il tempo invade lo spazio e lo determina tramite tre elementi sonori che scandiscono lʼazione dei personaggi: un timer da cucina, un forno a microonde e il ribollire della folla. Gli artisti chiusi dentro i loro spazi performativi creano ispirati, sembrano assorti in profondi percorsi di ricerca, ma la presa di coscienza della massa che preme li porta a capire che tutto ciò non basta, che unʼarte svuotata del suo impatto nella società non può essere.

Per Cage era importante il processo di creazione artistica nel suo divenire attuale, e non solo il risultato: altro elemento che lo allontanava dalla dimensione di massa, dimensione che necessita di prodotti auto-sussistenti da “somministrare”.

Ma può lʼarte essere forza di palingenesi della società, se rimane relegata nei circoli degli intenditori, nei ghetti dei festival fatti dagli artisti per gli artisti?

Come può confrontarsi con la folla senza diventare cibo in scatola, hamburger che riempie ma non nutre? Alla fine le due figure con tazza di latte

accetteranno la sfida della folla?